[dopo]
Mia sorella ha preso un pennarello nero. Per cercarlo ha aperto tutti i cassetti della mia camera, della sua ed anche del salotto.
Mia sorella ha undici anni, solo tre meno di me, e so che mi mi vuole bene anche se passiamo la maggior parte del tempo a litigare per stupidaggini.
Ha scritto < Guarisci presto!> con un punto esclamativo.
Poi ha disegnato un cuore, l’ha anche colorato dentro ma la punta si è rovinata e non è venuto bene.
Ha pianto quando mi ha visto andare via con l’ambulanza e poi ha sorriso quando mi ha visto tornare a casa con le stampelle e con qualche giorno di “vacanza” dalla scuola giusto una settimana prima che finisse.
[prima]
A giugno a casa mia l’albero di ciliegie si riempie di frutti. Dopo tutti quei fiori bianchi un trionfo di rosso.
Di vergogna e passione e voglia di avventure.
Ancora sono un bambino nonostante i baffetti accennati e la voglia di uscire la sera o di scopare.
Ho bevuto una birra con Luca l’altro giorno. Una birra a metà. Mi girava la testa eppure mi sentivo adulto con quella bottiglia in vetro verde, attaccarsi per bere un sorso come fanno i più grandi per poi accendersi una sigaretta e resistere a non tossire ad ogni tiro.
È sempre drammatico il ritorno a casa in motorino, a bocca aperta mangiando i moscerini e le zanzare affinché mia mamma non sentisse odori. Né di alcol. Né di fumo.
In realtà lei non sentiva solo perché era fumatrice, ma quasi certamente sapeva. Non facevamo nulla di male. Saremo andati incontro a tumori o futuri incerti da alcolisti o drogati? Non lo so.
Però adoravo ancora arrampicarmi sugli alberi. Sognavo di viaggiare e le avventure alla Livingston (senza perdersi intorno ad un lago).
Le ciliegie erano mature ed io ero sempre sull’albero. La scuola stava per finire e avevo tre mesi di vacanza, mare e giornate con gli amici cercando di incontrare qualche ragazza con cui provare a baciarsi e toccarsi.
Stavo passando una corda su un ramo, l’ho legata bene e sono salito.
Arrivato al primo grande ramo tiro su la corda e la passo su un altro ramo.
Mangio due ciliegie.
Un colpo di tosse e perdo l’equilibrio.
Neanche mi accorgo che sono a terra dolorante, mi alzo e a fatica mi porto in casa. La gamba mi si gonfia così mi tolgo la scarpa e aspetto.
Dopo due ore ho una caviglia enorme e mi viene voglia di urlare, resisto. Mia sorella è preoccupata ma ora sono io l’uomo di casa. Non devo mostrarmi debole. Non posso, non ora.
Al ritorno di mia mamma urlo di dolore, capisce che ho rotto qualcosa e chiama l’ambulanza.
La sala gessi è piena di persone più o meno come me. Alcuni lo devono tagliare via, altri lo devono mettere. Gli infermieri mi fanno ridere ed io sto quasi bene nonostante abbia già intuito che i pruriti adolescenziali dovranno ancora essere sedati in bagno.
Mia mamma ha voglia di riempirmi di schiaffi ma sa che ho solo bisogno di baci.
Ho quattordici anni e sono ancora un bambino nonostante i baffetti accennati e la voglia di uscire la sera o di scopare.